...la donna venne avanti, entrando nel cerchio di luce circoscritto dalla lampada da tavolo di Jack. Era in vestaglia e ciabatte. Noncurante di lui spruzzò nell'aria tre colpi di deodorante spry, ruotò le braccia a mo' di ventola per spanderlo e uscì senza dire nulla nè guardarlo. Nella stanza si diffuse un odore forte di incenso. Jack restò perplesso.
Invece che scandalizzarsi, la sua mente, registrato l'accaduto e ripristinata la normale circolazione sanguigna, procedeva nelle solite funzioni. Guardava i plichi dei casi aperti sulla scrivania.
Loro guardavano lui.
Rifletteva sul fatto che fare l'investigatore privato in una piccolissima città come T. significava per lo più correre dietro a fedrifaghi poco meno che pedofili o a mature signore in odore di divorzio con separazione, quindi pluriacquisizione, dei beni. Era pieno di casi di mogli che chiedevano di indagare sul "più distante del solito" marito, per poi venire a scoprire che era anche più attento al vestire, alla pulizia personale e faceva grossi prelievi dal conto comune. Lo pagavano in pratica per confermare sospetti che non avevano il coraggio di approfondire da sole, ammansite dal sesso più raro, ma migliore e dai regali più frequenti, ma meno costosi. Quando poi Jack portava loro le prove dei tradimenti reagivano sempre con inaspettata sorpresa ed eccessivo dolore.
Come era misera l'esistenza quotidiana. Presi singolarmente, senza pensare di essere parte dello slancio vitale che disegna il mondo, quanta tristezza facciamo. Pensava.
Uscendo in strada pensò a com' era diventato cinico.
L'aria si era fatta pesante e il tempo stava cambiando e...un grosso dobermann gli stava sbavando sulle scarpe.
"Oh, investigatore, felice di incontrarla."
La sua padrona era una donna alta, bionda, dal volto spigoloso, vestita con un'eleganza antiquata.
"Felice mi sembra una parola grossa e...questo bastardo mi ha sbavato persino i calzini!"
"Oh mi scusi. Marcèl non voleva farlo. Vero che non volevi farlo Marcèl?"
"Che essere inutile sei! Lo sai vero, Marcèl?"
"Non le permetto di parlare così al mio cane!"
"E io non permetto al suo cane di sbavarmi!"
"Lei è un povero stronzo Jack!" i toni si stavano accendendo pericolosamente.
"E lei invece chi sarebbe? Oltre che una vecchia troia ovviamente! Non mi sembra di conoscerla."
"Forse lei è confuso per il fatto che venti minuti fa una donna è entrata nel suo ufficio spruzzando tre colpi di spry ed è uscita senza dire nulla."
A Jack corse un brivido lungo la schiena, raggelandolo, accompaganto da uno sciamare come di mosche...sempre più fitto...Un vortice di strani insetti lo risucchiava in una spirale tropicale.Una febbre improvvisa lo asciugava, era perduto lì dentro per sempre.
"Cerchi di ricordare Jack!" fece la voce stridula della donna "Eviterà un sacco di fatica inutile!".
Silenzio.
La donna non c'era più. L'aria era tornata piena e pulita. Jack aveva un gran mal di testa, un nodo alla gola e una paura mai conosciuta prima, del suo passato.
SarahKane
mercoledì 30 gennaio 2008
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