mi chiedevano cos'era per me il Natale. avrò avuto si e no l'età per iniziare ad andare in bicicletta senza quelle fastidiose rotelle che mio padre mi montava sulla ruota posteriore della mia prima BMX.
tra i miei compagni di classe c'era chi rispondeva l'arrivo di babbo natale con il commodore 64, chi la poesia da imparare a memoria, chi il presepe, chi siamo tutti più buoni. era arrivato il mio turno e le risposte mi sembravano esaurite. ero ingenuo.
così risposi che per me il Natale era Nonnetta che friggeva i ciabbottelli. risero in tanti, qualcuno ghignava. io avevo gli stessi occhi di oggi e li guardavo senza capirli. non sapevano cos'era il ciabbottello, e allora perchè ridevano, mi chiedevo. non sapevano neanche chi era Nonnetta, un metro e ottanta di donna d'ottocento, tutta tenacia e indipendenza, la mia bisnonna, una nonna al quadrato.
da noi in campagna, a torremarino131, contrada di lanciano, i ciabbòttelli si fanno alla sera della vigilia, aspettando la notte di Natale.
tutto ha inizio dalla sera prima della vigilia. si prepara il lievito madre, che si chiama così, madre, perchè da lì ha tutto inizio, anche il ciabbòttello.
il pomeriggio della vigilia lo si unisce al lievito di birra, e si impasta con acqua e farina a mani nude. poi il baccalà, un pesce rozzo ma pregiato, per palati tosti e che si mangia solo in giorni importanti, cioè di festa, perchè costa tanto. dopo averlo lasciato per qualche giorno sotto la fontana aperta appena appena, si fa a pezzetti piccoli, ma non troppo. si prepara una padella piena d'olio d'oliva dei nostri olivi e la si fa bollire.
solo Nonnetta sapeva qual era la temperatura giusta dell'olio per iniziare a friggere. ci metteva il dito, nella pentola, e non le bruciava. io ammiravo stupito i suoi poteri e mi sembrava uscita dal libro di favole che mi costringevano a leggere a scuola.
giunto il momento, due o tre pezzetti di baccalà venivano ammantati dal bianco della farina lavorata a acqua e lievito e lasciati cadere dolcemente nell'olio. è un sottile equilibrio quello che dovrà dorare e non bruciare l'impasto. fuori croccante, dentro morbido.
a deciderlo, l'equilibrio, era Nonnetta, oggi è mamma. il primo a venire fuori, luccicante e profumato, era sempre il mio. lo aspettavo con questi occhi, gli stessi di oggi. e quel fragore, unico, tra i miei denti per me significava l'arrivo del Natale, l'attesa di una notte speciale legata a un sapore esclusivo, che si prepara una volta l'anno, quella sera, come tradizione insegna.
il ciabbòttello è un po' casa mia, un pezzo di me, dorato e saporito. alla prossima, con pizze e fòjje.
s&f
14 commenti:
Spesso capita che le risposte date sulla base delle emozioni, quelle vere, facciano ridere; è una questione di sensibilità. Sai probabilmente anche nelle case dei tuoi ex compagni a Natale si svolgevano e si continuano a svolgere riti simili ma non tutti sono in grado di accorgersi che sono cose importanti, molti di loro probabilmente preferivano giocare piuttosto che osservare delle braccia intente nel delicato lavoro. Io sono orgogliosamente nipote di contadini: nonni dalle mani consumate dietro uliveti e orti curati con amore, nonne le cui mani profumavano di formaggio e di cose buone da mangiare. Se penso a me bambina penso ai profumi e ai colori, al caminetto acceso con cura nella casa di mia nonna e i miei inverni infantili hanno il profumo del latte caldo col miele bevuto guardando fuori dal balcone la neve venir giù, le serate nelle quali mangiavo castagne, che mi sbucciavano loro con la delicatezza delle carezze.
Sono figlia unica e non ho giocato quasi mai con giochi acquistati, mi divertivo a inventare storie, a imitare i mestieri dei grandi e ricordo che hanno riso di me a scuola quando alla domanda del cosa vorrai fare in futuro risposi: la nonna. “Erano occhi di bambina i miei, gli stessi di oggi!!!”
Col senno di poi ho capito che è sbagliato pretendere che qualcuno ci possa comprendere, in fondo ciò che conta è che il mio sguardo sul mondo non perda la sensibilità di una bambina.
Questo commento ha il solo fine di dirti che mi fa piacere sapere che tu probabilmente di me non avresti riso!!!
Anileve
Caro s&f,
i tuoi post sanno di casa, di farina, di cose buone da fare con calma. Parlano di te. Anche il ciabbottello.Hai ragione: è un pezzo di te perchè le persone come te, che io chiamo "pure", non possono che essere fatte di ciabbottelli. Ma non solo: sei fatto anche di bocconotto, di legna da ardere nel caminetto o nel forno, di fisarmoniche domenicali e indipendenti e di rosso sulle guance. Ma sono sicura che sei fatto anche di molto altro, caro s&f. Nel prossimo post ci farai assaggiare un altro pezzo.Dorato e saporito.
FridaFree
Onore e Rispetto al Baccalà, pesce cardine della nostra cultura culinaria.
Il ciabottello che bontà!
Da noi all'Aquila si chiama "fritto" ma è più bello il nome ciabottello, è più simpatico. Anche da noi si fa con il baccala, ma anche con il cavolfiore oppure con le mele, e se non sbaglio anche con le alici.
Ho assaggiato entrambi, quello dell'Aquila e quello di Castel frentano e sembrano molto simili forse quello che si fa da voi è un pò più dolce... non ne sono sicuro. Cmq è davvero buono buono buono.
Aspetto con ansia pizza e foje anche perchè dopo tre anni di frequentazione frentana ancora non riesco a mangiarlo e se è possibile anche taccun e faciuol, e chicocc e patat ( scusa per la pronuncia) :)
Norden
sei un grande!!! Questi profumi, queste sensazioni, i piccoli gesti....quante cose mi hai fatto ricordare! Penso alle mie nonne, con una per fortuna posso ancora vivere certe emozioni, penso a quante volte da bambina entravo in cucina con tanzo di parnanza pronta ad ammassare, arrotolare, infarinare...e mi piaceva sporcarmi la faccia e vedere mia nonna che mi puliva con il tovagliolo e mi faceva legare i capelli per non farli volare dappertutto...mi sembrava di essere un'artista della cucina, in realtà non facevo granchè, ma al momento del pranzio mia nonna diceva...sono così buoni perchè la citl' mi ha aiutato a cucinare...e io mi inorgoglivo, perchè ci credevo davvero...poi sono cresciuta, ma quando posso io in cucina ci entro ancora con la parnanza, tuttavia ora sono io che aiuto mia nonna a pulire perchè lei non ce la fa più a fare tutto da sola...vorrei...anzi dovrei trovare più tempo da dedicare a queste cose...sarebbe bello!
Besos
Nastienka
It's so lovable! Davvero s&f... tutto ciò che scrivi è così "lovable"... non trovo un aggettivo migliore. C'è aria di famiglia, di casa, di tradizioni bellissime che non possono e non devono morire. Non conoscevo il "ciabbottello"... o forse sì ma da me si chiama diversamente, poichè la ritualità del baccalà alla vigilia viene sempre rispettata (io adoro quello condito "ad insalata" che solo mammina sa fare e che prepara apposta per me e mio fratello). Anch'io vengo da una famiglia in cui le tradizioni culinarie, i riti festivi e tutte le cose di questo genere devono essere necessariamente rispettate. Non sarebbe più Natale senza mamma che si mette a fare "calcionetti" e "sfogliatelle" e, queste ultime, secondo quel metodo antico in cui si stende la massa proprio come la pasta e la si unge con lo strutto. Come non sarebbe più Pasqua senza la mitica "Pizza" di Pasqua, dolce tipico (teramano?) da me amato molto ma molto più della Colomba.
E vogliamo parlare del timballo? Meglio di no... fa ingrassare solo a parlarne...^^ Però, un giorno di questi, prometto a tutti voi di farvi assaggiare quello di mamma... fidatevi, non ve ne pentirete!
Cmq, devo ammettere che adoro tutte stè cose e ti ringrazio, s&f, per il fatto di portare sempre questi "pezzi" di te così "gustosi"... gustosi proprio come il tuo ciabbottello.
Baci e ancora buon anno,
MarissaC.
Non importa, detective PierP, quanta strada lei farà, nella vita. Non importa perché ovunque sarà, con lei ci sarà la tua famiglia, i ciabbottelli (o come diavolo si chiamano: un giorno, comunque, me li farai provare), e la fisarmonica.
Cose che nella vita, caro detective, contano ben più di tutto quello che ci fanno credere conti.
A proposito: trovata una stanza?
baccalà fritto panato; con le patate; con i pepentoni; con la polenta; in umido; con i funghi; con capperi e olive; alla vicentina...
comunque vogliate metterla, il baccalà è importante !
comunque grande S&F...profumi, sapori e volti di tempi andati; atmosfere polverose a cui hai saputo restituire un'anima con il tuo brano straordinariamente evocativo. grande !...
marissa, tu è inutile che fai la gnorri...giusto il tempo di depurarmi dai bagordi alcolico-mangerecci di questa pausa natalizia...e poi ti aspetto al varco con mazzarelle e virtù !...
paddy ma che fine hai fatto???hai finito di ubriacarti e giocare a poker fino alle 6 che poi non ce la fai manco a parlà al telefono...non ti preoccupare con marissa facciamo progressi...evvifa s&f e il ciabbottello!!! E i pepentoni so fondamentali...diciamolo
Nastienka
Da me Natale significa li frittilli. Io le ho sempre chiamate le frittelle di pane, quelle che si fanno semplici o col baccalà. La stessa pastella, la stessa atmosfera intrisa di olio fritto che ti costringe a metterti la tuta la sera della vigilia di Natale. Una nonna diversa, ma forse con le stesse mani ruvide che hanno cercato tante volte di insegnarmi la loro arte. Mia nonna è il mio miracolo (laico) fatto di favole inventate, frittelle di pane, gnocchi al ragù e massaggini alle gambe con le sue mani callose.
Questo per dirti che credo di sapere di cosa parli. La semplicità di cui parli è qualcosa che o si conosce oppure non si può immaginare.
mi sono soffermata a leggere questo post più d'una volta...raramente leggo tutto con attenzione, spesso faccio una lettura trasevrsale, per risparmiare tempo, il prezioso tempo che sembra sempre così poco...volevo commentare ma come si può commentare qualcosa se ti lascia senza parole? è così ogni volta che racconti qualcosa qui...mentre leggi immagini le scene, senti i profumi misti di uova e di di fritto di cui si impregnano i cappotti e i capelli e quando esci te li risenti addosso, vedi i volti sorridenti pur se affaticati e le braccia idaffarate di mamme e nonne che raccontano vite dedicate alla famiglia, senti le melodie di una fisarmonica in lontananza che suona per la famiglia dopo il pranzo di natale mentre il nonno ascolta fiero un nipote di cui va orgoglioso e che non perde occasione per vantare con gli altri, vedi un bambino con il grembiulino blu e un colletto bianco che si perde dietro un banchetto di scuola e non ha paura della spontaneità, dell'ingenuità, della genuinità...non temeva allora di dire che il natale significava ciabbottelli e non teme oggi di ribdirlo con la differenza che adesso sa che ciabbottelli significa molto, molto di più...dove c'è il ciabbottello, c'è casa!
è stato uno scambio d'emozioni, intenso e inaspettato.
a ognuno di voi, grazie.
Che fame.....che voglia di provare questi piatti tipici......grazie PP, ci fai sentire in cucina a Tutti!!!!!!!
Bombard
sapori della nostra terra, grande s&f! tra poco riorganizziamo un'altra cena, magari dalle tue parti, o a pescara. Ciao, a lunedì!
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