Nasco in una mattina calda di un’estate calda. Mia madre era una ragazzina, aveva poco più di vent’anni. Mio padre, invece, era un uomo fatto, o almeno, così racconta.
Io, figlia unica per lungo tempo, sono cresciuta nutrita dai discorsi degli adulti, dalla musica di mio padre e dalle favole classiche. Ricordo mio nonno, operaio, arrabbiato con Craxi e i suoi interminabili discorsi sui tedeschi e sulla sua prigionia. Ho stampanti gli odori e le canzonicine di nonna, che dicono, mi assomigliasse molto. Loro due, i genitori di mio padre, sono stati i miei primi amici d’infanzia. Il dialetto, quello delle Marche che incontrano gli l’Abruzzi, la mia prima lingua, finché un giorno non sono stata iscritta alla scuola materna del “Sacro cuore”. La suore sono state la mie prime maestre, sono riuscite ad insegnarmi il catechismo e i valori, ma non la fede. Ero una ragazzina sveglia, pare; a cinque anni scrivevo e leggevo. Mi annoiavo spesso e preferivo giocare da sola o in compagnia di pochi fidati e questo modo di essere ancora mi caratterizza. Gli anni della scuola li ricordo piacevolmente, ma con poca enfasi. Il liceo, per me, è stato il periodo della conoscenza. Come per molti, quei cinque anni sono stati la scoperta di tutto: di me stessa, del pensiero, della fatica, dell’amicizia, dell’amore e della responsabilità. L’università è il mio tasto dolente. Sono ancora così legata a quei posti e a quelle persone, che pensarci mi rende malinconica…
Aspirante giornalista. Oggi poteri definirmi così: 27 anni, iscritta al primo anno di un master professionalizzante, interessata alle vicende del mondo, curiosa osservatrice dell’altro, idealista, un po’ stanca di aspettare, quindi, in attesa di produrre.
Provare a fare la giornalista, per me, è come fare la somma di tutto. È la verifica della ricchezza del mio percorso. Vuol dire che mentre studiavo l’indoeuropeo, la tragedia e la tirannide arcaica, pensavo al giorno in cui avrei fatto la mia prima intervista. E mi veniva rabbia, se consideravo che la storia degli antichi è così insicura e piena di vuoti, solo perché il pensiero della gente di quei tempi non è stato raccontato da nessuno. Sono un po’ convinta che l’unico vero progresso della modernità, sia l’informazione, ma quella fatta bene, quella non filtrata ed estranea alle paure e alle manipolazioni.
È per provare a raccontare la gente e ricostruire liberamente i fatti che voglio fare la giornalista.
Lo avevo dimenticato, ma è così.
Amara
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
6 commenti:
ehi augusta! come va? io tutto ok, bello riposato, ma tra poco... ci vediamo il 14
Amara. Che nickname che hai scelto.
Amaro è il caffè senza zucchero per chi è abituato a berlo con lo zucchero.
Amaro è il sangue misto alla saliva dopo che prendi un pugno sulla guancia.
Amaro è il sorriso degli uomini che fanno parte del sistema subito dopo che hanno pagato il bollo dell'auto.
Amaro è qualcosa che ti scalda dopo che hai cenato con gli amici.
Amaro è il frutto di una scelta sbagliata.
Il contrario di Amaro è il cognome di Lorenzo (eheh).
Amara è Augusta?
su una cosa c'hai preso: Amaro è qualcosa che ti scalda dopo che hai cenato con gli amici.
insomma, l'amaro è il gusto indispensabile per apprezzare il piacere del dolce. Come dire che se non si conosce la tristezza, non si può apprezzare la gioia e se non si conosce la fame, non si può capire l'appetito.
ma più semplicemente Amara è la crasi del mio nome e cognome.
Mi mancate e sono contenta di rivedervi prima del previsto
A
U
G
U
S
T
A
Indovinato?
Norden
Augusta Maranci, altra persona interessante di questo Master in giornalismo. Sarà un piacere condividere sti due anni con una marchigià. Ciao !!!!!
Bombard
Lo sai che mi succede spesso, anzi matematicamente? Che sbaglio a valutare le persone alla prima impressione, cioè io sono l'incarnazione del motto "le apparenze ingannano". Così dopo mille verifiche so che se all'inizio una persona mi stà sul ca...se la conosco sarà una di quelle con cui avrò molto da condividere, al contrario se all'inizio una persona mi sembra simpatica, se la conosco scoprirò che non è una di quelle che vorrei tra i miei amici. Tu, te lo dico in tutta sincerità, mi stavi antipatica, così ho pensato "se ci parlo..." e infatti...dopo poche conversazioni, qualche sigaretta fumata insieme, un paio di sguardi e sorrisi complici che valevano più di tanti discorsi...mi sei piaciuta! E pesno che mi piacerai sempre di più, perchè sei come sei...Amara, come a volte preferisco il caffè, come l'amaro dopo la cena con gli amici, ma scommetto che scoprirò che sei anche dolce, come altre volte preferisco il caffè, com'è l'atmosfera di una cena con gli amici...
Posta un commento